Lo strano caso di una sorgente laser in atmosfera esplosiva

Una delle attività che abbiamo svolto recentemente, nel campo della Direttiva ATEX 2014/34/UE, ha riguardato l’assistenza per la corretta progettazione di un rilevatore laser di gas infiammabili destinato a lavorare in atmosfera esplosiva classificata come zona 2 (gas).

Al nostro cliente infatti era stata commissionata la progettazione e costruzione di un rilevatore di perdite di gas con una sorgente laser ma la condizione imposta era stata quella di utilizzare un laser già in loro possesso e non idoneo per l’utilizzo in zona classificata.
Il primo aspetto che si è dovuto affrontare quindi, è stato quello di verificare se la radiazione laser, emessa dall’apparecchiatura, fosse o meno in grado di innescare un’atmosfera esplosiva.

Per farlo si è fatto riferimento alla norma “CEI EN 60079-28: Atmosfere esplosive – Parte 28: Protezione delle apparecchiature e dei sistemi di trasmissione che utilizzano radiazione ottica”.

Data la tipologia di radiazione ottica emessa dall’apparecchiatura, il solo tipo di protezione possibile tra quelli proposti dalla norma è stato il “op is”, marcatura destinata alle radiazioni ottiche intrinsecamente sicure, ovvero una radiazione incapace di produrre, durante il normale funzionamento o in specifiche condizioni di guasto, energia sufficiente da innescare una specifica atmosfera esplosiva.

Sono quindi state condotte tutte le prove indicate all’interno della norma al fine di verificare il rispetto delle condizioni imposte per questo tipo di marcatura.
Le prove fatte tuttavia, hanno consentito di escludere la radiazione ottica quale sorgente di innesco, ma non di escludere che l’apparecchiatura che le genera possa innescare essa stessa un’atmosfera esplosiva.

Per gestire questo aspetto è stata scelta la soluzione di racchiudere l’attrezzatura all’interno di un involucro pressurizzato fabbricato direttamente dal nostro cliente.

Per tale ragione, l’attività ha previsto il supporto necessario al fine di realizzare un involucro conforme, oltre che alla norma ‘CEI EN 60079-0: Atmosfere esplosive – Parte 0: Apparecchiature – Prescrizioni generali’, anche alla norma ‘CEI EN 60079-2: Atmosfere esplosive – Parte 2: Apparecchiature con modo di protezione a sovrapressione “p”‘.

Questo modo di protezione prevede la realizzazione di un involucro che viene mantenuto ad una pressione superiore rispetto a quella atmosferica esterna mediante insufflazione continua di un gas di protezione (nel caso in questione aria).
Così facendo si impedisce all’atmosfera esplosiva di penetrare all’interno dell’involucro e raggiungere le potenziali sorgenti di innesco in esso contenute.

Essendo l’apparecchiatura destinata ad una zona 2, l’EPL (livello di protezione dell’apparecchiatura) minimo necessario era il Gc, pertanto l’involucro è stato realizzato seguendo gli accorgimenti necessari per poterlo marcare con un livello di protezione “pzc”.
Ovviamente è stata condotta anche l’analisi di tutte le altre sorgenti di innesco proprie dell’assieme. Il pericolo derivante da queste ultime è stato gestito racchiudendole o all’interno dell’involucro pressurizzato insieme al laser, oppure all’interno del quadro elettrico che è stato appositamente acquistato già marcato per zona 2.

Torna in alto